Il diritto della concorrenza

Cosa si intende per diritto della concorrenza?

Per esso si intende un settore del diritto che ha ad oggetto le leggi e regolamentazioni miranti a garantire che i mercati abbiano una concorrenza effettiva.

Lo scopo principale delle suddette normative è vietare comportamenti diretti a restringere la concorrenza e/o danneggiare i concorrenti.

In modo particolare possiamo dire che il diritto della concorrenza è quel ramo del diritto commerciale che si occupa di regolare i comportamenti potenzialmente impeditivi o devianti per la concorrenza tra imprese e comunque pregiudizievoli oltre che per il mercato interno anche per i consumatori.

E’ una materia abbastanza complessa e ampia.

Prima di addentrarci a scoprirne la regolamentazione, cerchiamo di capire che cosa significa “concorrenza”.

Cos’è in diritto la concorrenza?

La concorrenza in diritto è un concetto che viene utilizzato con riferimento alla  competizione tra persone o enti sul mercato in un determinato settore.

Il fine di tale competizione è ovviamente l’acquisizione e la conservazione della clientela, in quel momento storico.

La nostra Carta costituzionale all’art. 41 prevede e tutela la libertà di ognuno di accedere al mercato.

Secondo la predetta norma l’iniziativa economica privata è libera.

Essa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.

Pe cui la legge stessa, nel salvaguardare la libera iniziativa privata, ne definisce i limiti per il raggiungimento dei fini di utilità sociale.

Il nostro ordinamento giuridico è volto da un lato ad evitare la formazione di situazioni oligopolistiche o monopolistiche e dall’altro a garantire la concorrenza in modo corretto e leale.

Per far ciò sono previsti alcuni limiti.

I limiti alla libera iniziativa privata

I limiti previsti, di cui si è appena detto, sono in particolare di due ordini.

Il primo attiene a quelli legali, come espressi dall’art. 2557 del codice civile, rubricato “il divieto di concorrenza”.

Riportiamo qui soltanto il primo comma della norma citata.

In base ad esso chi aliena  l’azienda deve astenersi, per il periodo di cinque anni dal trasferimento, dall’iniziare una nuova impresa che per l’oggetto, l’ubicazione o altre circostanze sia idonea a sviare la clientela dell’azienda ceduta.

L’altro ordine di limiti è di quelli negoziali indicati nell’art. 2596 del c.c. rubricato appunto “limiti contrattuali della concorrenza”.

Nel primo comma della norma si stabilisce che il patto che limita la concorrenza deve essere provato per iscritto.

Esso è valido se circoscritto ad una determinata zona o ad una determinata attività, e non può eccedere la durata di cinque anni.

Se la durata del patto non è determinata o è stabilita per un periodo superiore a cinque anni, il patto è valido per la durata di un quinquennio.

Peraltro nel nostro ordinamento sono vietati espressamente atti configurabili come illeciti anticoncorrenziali.

Vediamo ora più nello specifico come viene tutelata la concorrenza.

La tutela della concorrenza

In cosa consiste la tutela della concorrenza e come viene disciplinata?

La tutela della concorrenza è realizzata tramite una serie di norme che in modo generico si definiscono norme antitrust.

Esse hanno ad oggetto la regolamentazione dei rapporti fra imprenditori e permettono uno svolgimento regolare  dei rapporti concorrenziali.

Vi è da rilevare che le regole di diritto della concorrenza possono variare da paese a paese.

Tuttavia lo scopo è comune e consiste nella garanzia di un funzionamento efficace della concorrenza nell’interesse generale, grazie a un adeguato comportamento degli operatori economici e nella struttura dei mercati.

In via generale, ove si incorra in violazione di norme vigenti in materia di concorrenza si va incontro a sanzioni alquanto pesanti.

In riferimento particolare all’Unione europea e agli Stati Uniti, le sanzioni possono essere molteplici, sia verso le imprese che le persone responsabili di pratiche anticoncorrenziali.

A titolo esemplificativo alle imprese possono esser inflitte sanzioni pecuniarie, l’interdizione temporanea o definitiva dai pubblici appalti, oppure sanzioni civili (nullità degli accordi conclusi, risarcimento danni, ingiunzioni).

Mentre alle persone fisiche possono essere inflitte sanzioni penali (pene pecuniarie e detentive).

Peraltro, teniamo presente che una condanna per violazione delle regole della concorrenza può arrecare un grave pregiudizio alla reputazione ed all’ immagine dell’impresa, specialmente mediante i social network.

Va da sè che le regole sulla concorrenza non devono rappresentare solo limitazioni.

Piuttosto esse possono costituiscono pure un vantaggio per la nostra impresa, offrendo opportunità concorrenziali e la possibilità di aprirsi a nuovi mercati.

Gli elementi del diritto della concorrenza

In modeo sintetico si possono inquadrare all’interno del diritto della concorrenza due serie di regole.

Da un canto le leggi antitrust e dall’altro il diritto della concorrenza sleale.

La prima serie di regole, ossia la normativa antitrust, ha l’obiettivo sia di prevenire che di punire azioni e comportamenti diretti a limitare la concorrenza sui mercati.

Per esempio, fra i comportamenti predetti rientrano cartelli, abuso di posizione dominante, controllo delle fusioni, ecc.

Quindi questa normativa antitrust va a cercare i comportamenti che hanno o potrebbero avere effetti negativi sul mercato o sui consumatori.

Per quanto riguarda invece il diritto della concorrenza sleale, esso ha ad oggetto i comportamenti anticoncorrenziali delle imprese, a prescindere dal fatto che abbiano o meno ripercussioni sul mercato.

 L’intento è quello di impedire alle aziende di metter in atto cattive pratiche per danneggiare concorrenti e/o consumatori.

Tra tali comportamenti vi sono pubblicità ingannevole, denigrazione, confusione o sfruttamento della reputazione di altri, ecc.

Pertanto lo scopo del diritto della concorrenza sleale è la protezione dei diritti dei concorrenti e la promozione di una concorrenza sana e pulita.

A ben vedere, i due rami secondari del diritto della concorrenza hanno in comune il fine ultimo della tutela della concorrenza, ciò che cambia è soltanto il loro approccio.

Quest’ultimo è differente poiché mentre il diritto antitrust si occupa degli effetti sui mercati, il diritto della concorrenza sleale si occupa invece dei danni nei confronti dei concorrenti.

Loredana Blanco
Loredana Blanco
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